vedevo

Pure scoprendo che quello che vedevo,

e lo vedevo in te amore amato

in verità non c’è, non c’è mai stato,

forse per questo è meno vero? No,

continua ad essere vero, e non perché

così mi era sembrato, non si tratta

di soggettività. Nessuno infatti

avrebbe in sé alcuna qualità

se non fosse per quel sentire che spinge

a concepire mischiandosi all’oggetto

un pensiero commosso per cui la nostra mente

intenerita fa che la morte venga differita,

almeno per un po’, giocando a questo

o a quello, prestando al giocatore

opaco il suo fervore, anche inventato.

intervista

qui
Quando una poesia è riuscita?
"Quando si muove. Deve attraversare un territorio. Può anche sembrare bella, ma se resta ferma nel suo tempo e nella sua idea, senza un prima e un dopo, è mezza morta. Che siano tre versi o 300, bisogna che accada qualcosa. Dev'esserci una sorpresa del pensiero. Un eros nella parola".

Lei dà sostanza poetica a parole comuni, quotidiane.
"Non ci sono parole belle o brutte. Tutte sono stupende. Purché siano reali e pertinenti. Spesso le parole sono usate in modo orribile, e alcune vengono logorate dall'uso. Perciò bisogna aspettare che ritrovino un'innocenza".

memoria

 sarah  moon
  - montale -
Poco di me ricordo
io che a me sempre ho pensato.
Mi scompaio come l’oggetto
troppo a lungo guardato.
Ritornerò a dire

la mia luminosa scomparsa.

De moi je me souviens peu
moi qui à moi toujours ai pensé.
Je me disparais comme l’objet
trop longuement regardé.
Je reviendrai dire

ma lumineuse disparition


- Magritte- Memory 1948

De mí poco recuerdo 
yo que siempre he pensado en mí.
Me disuelvo como el objeto
demasiado tiempo contemplado
Y volveré para decirmi 
luminosa desaparición.
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Giunta a quel punto dove la memoria

per troppa luce quasi si scolora,

raccoglievo in preghiera le tue forme.

Il peso immenso del tuo corpo assente

la notte mi copriva di sudore

e prolungavo ferma il mio risveglio

per accaldarmi dentro il tuo mantello.

Poi m'abbigliavo tutta in quella stoffa

che si mischiava stretta al mio respiro

e attraversavo le conversazioni

attenta a non sgualcire il mio vestito.

Qualche volta però per distrazione

cedendo alle domande dei miei ospiti

mi sì impiglìava un lembo nella noia

e scivolava via con qualche strappo.

Per restaurare la trama in perfezione

poco sicura delle mie sole mani

ricorrevo al valore del telefono.

Y en aquel punto donde la memoria
por la luz excesiva se destiñe un poco,
yo recogía en plegaria tus formas.
La noche cubría con sudor
el peso inmenso de tu cuerpo ausente
y prolongaba tranquila mi despertar
para abrigarme dentro de tu manto.
Luego me cubría toda con esa tela
que se mezclaba intensa con mi hálito,
y atravesaba las conversaciones
cuidando que mi ropa no se ajara.
Con todo alguna vez, por distracción,
cediendo a las preguntas de mis huéspedes
se me enredaba algún borde en el tedio,
y se me caía con algún desgarro.
Para reconstruir la perfecta trama,
sin estar segura de mis manos,
recurría a la ayuda del teléfono.

arioso azzurro




L'ora che chiama fuori a luce intera,
arioso azzurro, io ti prego, accoglimi!
Che io possa frequentarti senza perdermi
nei giri astrusi del mio cuore labile,
io paria, insieme a te, che sei in
toccabile.

essere in vita

codruta cernea
Ostinarsi a far parlare il nulla
a cercare parole che non hanno voglia
frequentare il deserto senza voce
senza respiro, macchie di ruggine
– magari! – senza arnesi perduti
nella sabbia – magari! – un deserto
senza sabbia senza caldo senza freddo
senza scoppi di luce al buio – magari
magari! – mangiare un pezzo di pizza
– magari! – Masticare. Faccio finta. Che meraviglia
essere in vita, ci si può persino lamentare.

notte

Ecco che in notturna si cammina
per una strada sgombra e silenziosa,
pieni di fiducia, abbandonati
a quel largo silenzio che non teme
cambi di scena bruschi, ma trattiene
le singolari ariette che si levano
da altri protesi cuori incamminati.

il mare

Zao Wou-Ki - here -
Ora ho capito, tu sei davvero il mare.
Ho preso la rincorsa e mi sono tuffata,
ti ho centrata, ma senza farmi male,
tu non più bruna ma bionda, gli occhi cerulei,
e nuotavo nuotavo sulla tua molto
accogliente superficie.
Tu in piedi poi altamente signorile
pompaduresca con i capelli alti
e costruiti, ossequiente io a tanta signoria,
timida e distante ti guardavo, felice

sapevo che eri mia.



Come in presenza tu, per tua virtù,
del corpo che ti tiene, intera ora appari,
materia compattissima, tuo spazio
tuo presente, tutta presente in questa
superficie, sicurezza della pelle, tu senza
nostalgia, senza passato, rappresa nello spazio
e nel presente, monade stretta che non si lascia
entrare, chiesa severa erta
che si basta in se stessa e non decade,

e io sempre rubata e mescolata
in liquido volatile che espatria,
fiume corrente che non raggiunge il mare,
pensiero sciolto, perduto e mai raccolto,
in sperpero autunnale. 

la sorte

Grave e determinata ogni mattino
Minerva phlegraea, 1956
  - archivioclerici - fabrizio-clerici
dopo le mie notturne rovinose
con cupo zelo ripasso la lezione,
quella della sorte e del destino.
Ma perché non imparo? E’ tutto così chiaro!
M’hanno offerto anche ieri un’occasione.

Ma queste due entità però com’è
che hanno sempre qualcosa da insegnare,
e perché a me? Questa affannosa solerzia
pedagogica, questa smodata dedizione,
a me? Beh, non ci credo, e fosse pure vero,
che mi lascino in pace,
non sono fatta per andare a scuola.
Era che non volevo essere sola.

perfezione

Sylvia Plachy - qui -
In una perfezione di deserto
involontaria com’è la perfezione
dove ogni gesto senza direzione
conduce al rischio della grande luce
involontaria com’è la vera luce,
per pronunziare il vanto del deserto
sono tornata al pomeriggio ingombro
della mia stanza.

l’ernia sacrale

Leonor Fini La Leçon de botanique - qui - qui -
Stava affacciata lì, bamboleggiava
indecisa se andarsene o restare,
sporgendo in fuori pericolosamente
quasi giocasse alla fuoriuscita.
Finché un bel giorno – Fuori di qui,
vattene, ma chi ti vuole! – un calcio
in culo e via, nell’informe.
Come ogni espulso è piena di rancore,
si adopera in tutti i modi alla vendetta,
si insinua, s’appoggia, dà fastidio,
toglie spazio e respiro a ogni vicino.
Ora ha preso di mira un certo nervo
che, in quanto nervo, è molto suscettibile
e ha facili entrature per raggiungere
con aspre querimonie il suo padrone,
il quale sì, l’ascolta, ma infine che può fare
se non ricorrere al solito bastone?
Che però infligge a me i suoi colpi, sul groppone!
Risentimenti, insulti, prepotenze –
Ma io che c’entro con queste beghe interne!

datura

datura - qui -
Ma io non voglio andarmene così,
lasciando tutto come ho trovato
in questa scialba geografia che assegna
l’effetto alla sua causa e tutti e due consegna
all’umile solerzia dell’interpretazione.
Un altro è il mio progetto, la mia ambizione
è accogliere la lingua che mi è data
e, oltre il dolore muto, oltre il loquace
suo significato,   giocare alle parole
immaginando, senza un’identità,
una visione. Come di fronte a un fiore
di datura, a quel suo giallo
non propriamente giallo, crema piuttosto,
la stessa crema che ha la pesca bianca,
con brividi di verde trasparente,
ma delicati, piccoli,
il modo di morire al terzo giorno
o meglio, di seccarsi plissettandosi,
pelle di daino, straccetto, guanto,
ala di pipistrello acciaccato, riccioli, rostri,
questa bellezza propriamente sua,
che tutto ciò in se stesso non ci pensi
neppure alla lontana a poter essere
una soltanto di tutte queste cose
che dipenda da me la sua apparenza,
che ne sia io la sola responsabile,
questa è la gioia fiera del mio compito,
qui è il mio valore. Io valgo più del fiore.

ponti

Paul Himmel - qui -
Nascono i bei pensieri sopra i ponti
e sempre ci si ferma sopra i ponti
per contenere quell’atomo di grazia
sospeso in equilibrio
tra gravità di sponde e cieca corsa d’acqua.
Ti darò appuntamento sopra un ponte,
in questa mezza terra di nessuno.

andando

Sylvia Plachy
Andando dritti si va da qualche parte,
andare dritti dunque non conviene.
Nel cerchio circolando generavo
la mia costituzione senza verso,
ero lì ripetuta e ripetente
che mi centellinavo, il tempo
era un profumo sparso che annusavo
svogliatamente.
....

posa in posa

Felice Casorat - qui - qui -

Lo sguardo che si ferma per orrore
trova che tutto posa in posa
e non si muove.
E poi le architetture.

pensiero lieve, pensiero duro

Prima era facile il pensiero lieve
bocciolo di garofano
che ambiva solo a aprirsi vanitoso,
che se restava chiuso poi appassiva.
Ora questo nuovo pensiero duro
che non s'apre e non decade,
questo cespo spinoso sempreverde
che il gelo non secca, che il sole
non accende, che cresce basso basso
attorto su se stesso sempre uguale
e complicandosi non sale, costretto,
soltanto perché è nato a perdurare.